
Vincent Van Gogh è stato uno dei più grandi pittori del XIX secolo, capace di vedere il mondo in maniera diversa e riuscendo a trasporlo sulle proprie tele con maestrai ancora oggi ineguagliata. La sua vita solitaria e piena di sofferenza, costellata da delusioni l’hanno portato ad una prematura scomparsa ma di lui permangono opere immortali accomunate da un colore: il giallo.
Si è discusso molto sulle motivazioni che spinsero Vincent Van Gogh ad eleggere il giallo come suo colore distintivo. Dopotutto non c’è da meravigliarsi della cosa, visto che altri pittori nel corso della storia hanno basato le loro opere su una pigmentazione caratteristica (vedi l'oro per Gustav Klimt o come il blu per Kandinskji), tuttavia è affascinante approfondire l’argomento.
Il giallo dei girasoli di Van Gogh è leggendario, e questo particolare pigmento (all’epoca ottenuto con un impasto a base di cromato di piombo) viene utilizzato quasi in maniera ossessiva nella maggior parte dei suoi dipinti. Le ultime opere, caratterizzate da un tratto più marcato e frenetico ne sono particolarmente ricche, a testimonianza del lento declino della mente dell’artista.
Si dice che l’attaccamento al giallo di Van Gogh fosse talmente malato da farlo arrivare addirittura a mangiare la vernice contenuta nei tubetti (che ovviamente era tossica). Altre speculazioni suggeriscono che l’attrazione per questo particolare colore fosse da ricercarsi nell’abuso di assenzio, sostanza molto diffusa fra gli artisti dell’epoca. Il consumo esagerato di tale liquore provocherebbe xantopsia, cioè una particolare condizione fisiologica che altera la percezione dei colori e fa apparire il mondo molto più giallo rispetto a quanto in realtà non sia.
Qualunque sia la motivazione reale dietro l’ossessione di Vincent Van Gogh per il giallo, è innegabile che tutte le sue opere siano da ritenersi uniche e d’impatto. Non a caso è stato riconosciuto come uno dei maggiori esponenti dell’Impressionismo, grazie al suo importante contributo.
Riconoscimento così disperatamente ricercato dall’artista mentre era in vita ma che, purtroppo, è avvenuto solo dopo la sua morte. Le grandi delusioni e l’indebolimento fisico causato dalla sindrome di Ménière di cui soffriva, l’hanno portato ad una prematura scomparsa all’età di 37 anni, il 29 luglio 1890.
Per celebrare e ricordare il suo amore per il colore che l’ha reso di fatto immortale nella storia dell’arte, durante il funerale sulla bara vennero posti dei girasoli. Tali fiori, oltre a richiamare una delle sue opere più note, sono stati scelti anche come simbolo della luminosità e della forza evocativa che l’artista riusciva ad infondere nei propri dipinti.