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Twitter a Pagamento: il New York Times dice no



Forse non tutti lo sanno, ma Twitter è a pagamento per coloro che desiderano certificare l’originalità del proprio account con la famosa “spunta blu”. Celebrità, importanti nomi dell’industria, nonché imprese e testate giornalistiche si stanno scontrando con la nuova politica di Elon Musk, e tra questi l’ultimo è stato niente meno che il New York Times, la più prestigiosa fonte d’informazione del mondo.

 

Il caso del New York Times ha spaccato l’opinione pubblica

Da quando il multimilionario sudafricano ha acquisito il social del cinguettio, le polemiche sono all’ordine del giorno. Le sue politiche non sono andate giù né agli utenti, né ai dipendenti (i quali hanno anche dovuto passare per un’intensa fase di licenziamenti). Tra le tante questioni, quella della spunta blu è forse la più ostica.

Per chi non sapesse di cosa i sta parlando, si tratta di una piccola icona blu che appare vicino al nome utente. La sua funzione è quella di confermare l’originalità dell’account stesso, funzione molto usata dai VIP e dalle aziende per dimostrare ai propri follower l’ufficialità del profilo.

Fino all’arrivo di Musk, tale funzionalità era del tutto gratuita e richiedeva una semplice verifica dell’identità, ma ora è stata inserita tra le funzioni di Twitter a pagamento. Pertanto, chi desidera autenticare il proprio tweet ora è tenuto ad associare all’account anche una carta di credito, pagando un canone mensile o annuale.

Il caso del New York Times che si è rifiutato di pagare per la spunta blu ha spaccato ulteriormente l’opinione pubblica sull’argomento. C’è chi ritiene che sia stata una scelta errata, rea di aver offerto ai troll e alle fake news una ghiotta opportunità di proliferare, mentre altri sostengono la scelta della nota testata giornalistica perché contro le politiche del nuovo CEO di Twitter.

 

Perché Twitter è a pagamento?

L’idea di Elon Musk di mettere Twitter a pagamento ha a che fare con l’aumentare gli introiti della piattaforma. Il social si è ritrovato in gravi difficoltà economiche, poiché le rispettive entrate erano generate principalmente dalle pubblicità, ma essendo utilizzato per lo più negli Stati Uniti, ha dovuto fare presto i conti con la scarsità di fondi.

Dopo l’acquisizione, il patron di Tesla ha quindi deciso di correre ai ripari. Oltre ai licenziamenti, ha anche deciso di istituire un canone mensile e annuale per la spunta blu. Gli utenti che desiderano ottenere la certificazione attualmente devono versare rispettivamente un contributo di 8 dollari mensili (8 euro in Italia), con l’opzione annuale di 84 dollari. Voi cosa ne pensate?




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