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Mostra sul disegno cinquecentesco a Torino



Il disegno cinquecentesco è senza dubbio uno dei più importanti punti di riferimento per l’evoluzione artistica rinascimentale. Studiare le tecniche, i bozzetti preparatori e tutti i processi che hanno portato i grandi artisti dell’epoca a realizzare le leggendarie opere tutt’oggi conservate nei musei è utile per apprenderne i segreti.

 

26 opere che raccontano Raffaello e la sua cerchia

La mostra dedicata al disegno cinquecentesco attualmente in corso a Torino (che si protrarrà fino al 17 luglio prossimo), si focalizza principalmente sulla produzione dell’Urbinante integrando al contempo opere dei suoi maestri e dei rispettivi allievi, eredi del prezioso lascito artistico di Raffaello Sanzio.

Allestita nelle sale dei Musei Reali, la mostra raccoglie 26 opere di vari artisti (compreso Raffaello stesso), che raccontano come sono state gettate le basi dei più noti dipinti del ‘500. L’arrivo della carta nel quattrocento, infatti, ha rivoluzionato il modo di preparare una commissione artistica e quei preziosi bozzetti sono arrivati miracolosamente fino a noi.

Secondo la ricercatrice Angelamaria Aceto dell’Ashmolean Museum di Oxford (colei che si è occupata di catalogare e studiare i preziosi reperti in occasione del cinquecentenario di Raffaello), tali documenti offrono la possibilità di approfondire non solo le tecniche e i segreti degli artisti che li hanno realizzati, ma anche una finestra sul lato più umano e intimo degli autori.

 

Tre sezioni per illustrare il disegno cinquecentesco

L’esposizione è stata strutturata in tre sezioni principali per aiutare il visitatore a percepire più chiaramente l’evoluzione del disegno cinquecentesco. La prima parte è infatti dedicata a Pietro Vannucci detto il Perugino. Egli è il mentore di Raffaello e a sua volta è stato allievo del Verrocchio insieme a Botticelli e Leonardo. Da lui l’Urbinante apprende l’importanza dello stile classico e lo studio matematico di proporzioni e prospettiva.

La seconda sezione della galleria è invece dedicata a Raffaello e ai collaboratori formatisi nella sua bottega. I bozzetti mostrano come il maestro amasse condividere la propria capacità artistica, tanto da affidare la realizzazione di diverse commissioni proprio ai suoi allievi. Tra i più noti spicca Giulio Romano, il quale alla morte del Sanzio si è occupato (con grande maestria) di completare alcune delle opere che aveva lasciato in sospeso.

L’ultima parte della mostra è invece incentrata sull’approfondimento del lascito dell’Urbinante. Tra i disegni più interessanti ci sono quelli del Parmigianino, considerato dalla critica suo erede a tutti gli effetti. Insomma, quest’occasione è una di quelle non lasciarsi sfuggire, poiché permette di scoprire il dietro le quinte di alcuni dei capolavori più importanti della storia dell’arte.




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