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Le macchine fotografiche hanno le impronte digitali?



Può suonare assurdo eppure un recente studio ha dimostrato che le macchine fotografiche hanno le impronte digitali. Certo, forse il termine è un po’ improprio, ma rende comunque l’idea di ciò di cui si sta parlando, ovvero tratti distintivi unici che permettono di risalire ad un modello specifico di fotocamera da un semplice scatto.

 

Cosa sono realmente le impronte digitali delle fotocamere?

La ricerca condotta dall’Università di Groningen in Olanda voleva capire se in una foto fosse possibile riconoscere dei tratti distintivi, cioè segni particolari (proprio come le impronte digitali degli umani) che possano suggerire informazioni relative al dispositivo che è stato usato per scattarla.

Il concetto è piuttosto semplice e si ispira ai segni lasciati su un proiettile dalle scanalature della canna, che sono ovviamente uniche per ogni modello di pistola o fucile. È tramite quelle che la polizia forense riesce a risalire facilmente al tipo di arma utilizzata per esplodere i colpi.

Sembra però che la stessa idea si possa applicare anche alle fotografie. In questo caso, le impronte digitali sarebbero niente meno che particolari disturbi di fondo generati al momento dello scatto. La loro presenza è già nota da tempo, ma quello che non si era ancora osservato nel dettaglio è la loro ricorrenza sistematica, nonché le lievi differenze a seconda della macchinetta usata.

 

L’esperimento ha avuto successo grazie all’IA

Paragonare manualmente le diverse impronte digitali delle macchine fotografiche sarebbe stato impossibile vista la microscopicità nelle differenze che le contraddistinguono. Tuttavia, viviamo nell’era dell’intelligenza artificiale e i ricercatori hanno ben pensato di affidare questo arduo compito ad un software preparato ad hoc.

Al programma sono state sottoposte tantissime foto scattate con 18 diverse tipologie di dispositivi. Nel 99% dei casi l’IA è stata in grado di risalire al modello corretto senza alcuna difficoltà. Ciò dimostra di fatto che la teoria è solida e che può avere un’effettiva applicazione attendibile.

Nel caso dell’Olanda, dove è stato ideato l’affascinante esperimento, vi sono enormi problemi con la diffusione di materiale pedopornografico, spesso amatoriale. La lotta a questo terribile crimine è molto serrata nel Paese, ma questa nuova tecnologia potrebbe consentire alla polizia forense di risalire facilmente alle fotocamere utilizzate per le riprese.

In caso di sospettati sarebbe semplice confrontare i dati con i dispositivi in loro possesso e verificarne la colpevolezza. Il progetto è ancora in fase embrionale, ma potrebbe costituire una vera e propria rivoluzione, soprattutto se si tiene conto del fatto che funziona anche con smartphone e tablet!




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