Uno dei più recenti argomenti di discussione sui social media sono state le cosiddette AI – TTI. L’acronimo Artificial Intelligence Text-To-Image, indica dei programmi basati su intelligenza artificiale capaci di generare delle vere e proprie immagini attraverso il semplice inserimento di alcune righe di testo da parte dell’utente. Ciò ha scatenato enormi polemiche in tutto il mondo artistico e non solo.
Premesso che la discussione sulle AI – TTI è estremamente complessa, visto che tocca moltissimi aspetti tra cui filosofia, economia, ed etica, proveremo ad esplicare in questo articolo le motivazioni principali per cui l’intero settore artistico sembra aver reagito con ferocia all’avvento dei suddetti algoritmi.
Negli scorsi mesi, su vari social network si è discusso animatamente delle intelligenze artificiali che fanno arte, con tantissime campane discordati e opinioni forti , sia da parte di chi è pro, sia da coloro che invece osteggiano tale pratica. Sono stati in particolare i lavoratori impiegati in ambito artistico ad aver espresso perplessità, preoccupazione e rabbia.
Figure come concept artist, copertinisti, illustratori, 3D artist, fumettisti e praticamente chiunque altro sia coinvolto nella creazione di opere visuali, si è detto indignato dalla crescente diffusine del fenomeno. Tali programmi a pagamento, infatti, renderebbero vano il lavoro creativo di persone che hanno studiato per anni, dedicandosi anima e corpo nel perfezionare le proprie skill.
Tali timori sembrano essere ancora più concreti se si guarda ai dati relativi all’utilizzo dei suddetti programmi. Le stime indicano che gli utilizzatori dei principali software di IA (Midjourney, DALL-E, Stable Diffusione e Artbreeder), arriverebbero a generare oltre 20 milioni di immagini al giorno con le loro richieste.
Tuttavia, uno dei principali motivi per cui tale pratica sta facendo infuriare gli artisti di tutto il mondo è che le opere generate dall’intelligenza artificiale stanno addirittura vincendo concorsi ufficiali. Uno dei casi più emblematici è quello di un giovane statunitense che ha chiesto all’IA di creare un dipinto raffigurante un teatro nello spazio profondo.
L’algoritmo ha quindi generato oltre 900 immagini, tra le quali il giovane ha scelto le tre che preferiva. A questo punto ha deciso di iscriverle ad una competizione locale senza naturalmente dire che i disegni erano stati creati da un programma. Il fatto sconvolgente è che una delle sue opere è stata scelta come vincitrice, sbaragliando quelle in gara create da altri concorrenti umani, il tutto spendendo solo 33 dollari per il software.
Ci sarebbe molto altro da dire sul fenomeno delle AI – TTI, ma in linea di massima è già abbastanza chiaro che tali applicativi rischiano davvero di generare un ingente danno economico ad un’intera categoria di lavoratori. Come regolereste voi l’impiego di tale tecnologia? Pensate sia necessariamente un male?