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Kiki - Consegne a Domicilio e le controversie sull’adattamento



I fan di Hayao Miyazaki conosceranno senza dubbio Kiki- Consegne a Domicilio, film realizzato dall’amato regista e disegnatore nipponico nel 1989. Quello che però non tutti sanno è che il lungometraggio animato non è altro che un adattamento dell’omonimo romanzo di Eiko Kadono scritto nel 1985. Quest’ultima però inizialmente non riuscì ad apprezzare a pieno il risultato finale.

 

Le differenze fra il film e romanzo di Kiki – Consegne a Domicilio

Ciò che spinse Miyazaki a realizzare un film su Kiki – Consegne a Domicilio fu il concetto che stava alla base del racconto stesso, ovvero una streghetta che perdeva i poteri e doveva cavarsela solo con le proprie forze per dimostrare di essere capace e autosufficiente.

Ai tempi, infatti, in Giappone spopolavano le serie TV e i manga dedicati alle Majokko, cioè quei racconti in cui ragazze dotate di abilità magiche riuscivano sempre ad uscire da ogni situazione grazie ad esse. L’autore era un po’ stufo di questa tipologia di narrazione, convinto che impedisse alle spettatrici di credere in loro stesse limitandone la ricerca dell’indipendenza.

L’idea di base, dunque, è piuttosto intrigante, tuttavia come spesso accade per le trasposizioni cinematografiche, decise di cambiare alcuni punti del romanzo così da sottolineare ulteriormente il messaggio che voleva trasmettere al pubblico. Questo non piacque all’autrice, la quale inizialmente non apprezzò il film.

Nel libro Kiki supera molte sfide solo grazie al suo buon cuore, questo le consente di ampliare la propria cerchia di amicizie, senza riportare grossi traumi o conseguenze. Nel lungometraggio, invece, cercando di enfatizzare la ricerca dell’indipendenza e della crescita personale, la protagonista è sottoposta a prove molto più ardue come ad esempio la perdita della capacità di volare (che invece nel libro viene risolta velocemente come un qualcosa di poco impattante).

Tema centrale dell’adattamento per il grande schermo è anche la solitudine, poco presente nel romanzo. La Kiki di Miyazaki è oppressa dal senso di abbandono, tanto da esserne quasi soffocata. Questo perché il regista ha voluto mettere un po’ della sua storia personale nella protagonista.  Come lei, per dimostrare di valere qualcosa nel suo campo, fu costretto a trasferirsi a Tokyo.

C’è però da specificare che, nonostante le iniziali riserve espresse dalla Kadono, dopo qualche tempo riuscì ad apprezzare la visione di Kiki raccontata da Miyazaki, arrivando addirittura a ricredersi sul film. Insomma, se volete avere un’idea completa dell’opera è cruciale leggere anche il romanzo originale per poter così cogliere tutte le sottili ma fondamentali differenze fra le due versioni.




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