Se si chiede ad un trentenne odierno se conosce Ken il Guerriero, quello sicuramente risponderà di si. Ciò è un’importante testimonianza di quanto un cartone animato di oltre trent’anni fa, sia diventato un cult, non solo per la generazione di quell’epoca, ma anche per quelle attuali.
Conosciuto in Giappone col titolo originale “Hokuto no Ken”, il fumetto viene pubblicato nel 1983 e nel 1984 viene prodotta una serie animata. In Italia Ken il Guerriero giunge solo nel 1987 ma è da subito un successo. Entra di diritto nei cartoni di fine anni ’80 più amati dagli spettatori che, nonostante la violenza dei combattimenti, si lasciano incantare dalla narrazione e dalla profondità dei personaggi.
Fermo restando che la qualità dell’opera (sia dal punto di vista narrativo che grafico) sia comprovata e condivisa da molti, gran parte del suo successo è imputabile anche al momento storico in cui è approdata sui teleschermi. Va infatti ricordato che l’Italia (come il resto del mondo), in quel periodo viveva la fase conclusiva della guerra fredda, sotto la costante minaccia nucleare.
Kenshiro racconta di un mondo post apocalittico, distrutto dall’uso indiscriminato di testate atomiche, che hanno reso il pianeta arido e condotto l’umanità ad un regresso tecnologico. Bande di prepotenti controllano città e persone, imponendo la loro volontà basata sulla semplice legge del più forte. L’ambientazione era quindi per certi versi molto verosimile e già trattata in opere cinematografiche come Mad Max.
La figura di Kenshiro è riconducibile a Bruce Lee, il noto attore e campione di arti marziali cinese, i cui film spopolavano fra gli anni ’60 e ’70. Le sue movenze, il suo stile di combattimento, e addirittura alcuni tratti somatici lo ricordano molto da vicino, ma quello che più di tutto ne sottolinea la somiglianza, è la volontà di proteggere gli innocenti con ogni mezzo.
Punire i prepotenti è la missione di Ken il Guerriero, che decide di mettere la propria forza al servizio dei più deboli. A differenza dei tipici supereroi americani, però, lui non si fa scrupoli nel ricorrere alla violenza, anzi non perde occasione per dare sfoggio delle sue abilità. Una sorta di antieroe dal cuore d’oro, ma senza pietà per i malvagi.
In un racconto ricco di violenza e soprusi, tuttavia, non manca l’amore. Ken è spinto nel suo viaggio dalla volontà di ritrovare Julia, la sua amata, strappatagli dalle braccia mentre era inerme. Insomma, non è difficile capire perché questo cartone animato abbia fatto innamorare tante generazioni di ragazzi.