Uno dei fumetti protagonisti della storia recente è senza dubbio Afro Samurai. Non tutti lo conosco, ma il capolavoro di Takashi Okazaki è considerato estremamente importante dalla critica, non tanto per l’originalità della trama, quanto più per ciò che rappresenta. L’autore è infatti riuscito a far sposare egregiamente le tecniche del manga giapponese con quelle del comics americano.
Afro Samurai fa la sua prima comparsa nel novembre del 1998 sulla rivista dedicata ai manga dōjinshi Nou Nou Hau. La cadenza di pubblicazione è irregolare, ma si protrae fino a settembre 2002 narrando le avventure di un guerriero di colore in cerca di vendetta. L’ambientazione è un misto tra il classico Giappone feudale e una distopia futuristica degna dei migliori film di fantascienza.
Insomma, l’opera si può considerare a tutti gli effetti un esempio di crossover basato sulla commistione di generi, che si nota anche nella scelte delle tecniche di disegno utilizzate da Okazaki. L’autore infatti ha deciso di ricorrere ad una scrittura da sinistra a destra, tipica dei fumetti occidentali (i manga si leggono invece dal fondo del volume e da destra verso sinistra), oltre ad alcune inquadrature distintive del comics, senza tuttavia inficiare il mood classico del manga.
Per tale ragione il primo impatto coi fumetti del samurai di colore potrebbero risultare spiazzanti per un lettore abituato al classico manga giapponese, ma in linea di massima ciò aggiunge originalità all’opera. Le vicende del protagonista lo porteranno ad attraversare tutto il Giappone, imprigionato in un loop fra la consapevolezza che la vendetta non porta a nulla, e il bisogno di perseguirla comunque a tutti i costi.
L’inaudita violenza del fumetto l’ha trasformato in uno dei seinen più noti in occidente. Tale successo è stato acuito dall’arrivo di una serie animata composta da 5 OAV realizzati dallo Studio Gonzo nel 2007. Ciò che tuttavia ha contribuito a renderlo veramente popolare è stata la realizzazione di svariati videogames tratti dall’opera originale.
La grafica accattivante e il gameplay innovativo hanno reso i giochi piuttosto ricercati, anche grazie al fatto che il protagonista era doppiato niente meno che dal premio Oscar Samuel L. Jackson. L’attore non venne scelto a caso, infatti Afro è a tutti gli effetti una reinterpretazione di Jules Winnfield, personaggio tarantiniano interpretato proprio da Jackson.
Dopo l’uscita del film “Afro Samurai: Resurrection” avvenuta nel 2009, Takashi Okazaki decide di revisionare l’intero progetto. La prima versione di questo reboot viene edita da Seven Seas Entertainment e Tor Books negli Stati Uniti in due volumi tankobon, pubblicati in Italia da Panini il 12 aprile e il 6 settembre del 2009.
Questo particolare manga è una perla che vale la pena di essere recuperata, non tanto per la profondità della trama, quanto più per ciò che rappresenta davvero nella storia del fumetto.